Archelogia, Marxismo, il Materialismo e l’ornitorinco.
Si potrebbe molto discutere su come classificare l’Archelogia. Se è connotata con elementi di materialismo oppure viceversa se ne sorpassa i significati.
Sicuramente la teoria più vicina e dalle quali deriva alcuni concetti è il marxismo. Ma la generalizzazione dei concetti, diventa una critica a molti dei concetti marxisti ed alla sua evoluzione storica.
L’Archelogia caratterizza il Potere con una generalizzazione del concetto di relazione, classe e profitto. Il Potere come relazione è un concetto già presente in Foucault e che ha da una parte una capacità espressiva molto raffinata, ma dall’altra parte deve essere estesa per rappresentare ulteriormente le dinamiche.
Il concetto di classe specifica ulteriormente il Potere ed è definito da ogni relazione di Potere.
La teoria classica del Potere, definisce un oggetto astratto che è la Società. Marx, ma altri prima di lui e dopo di lui, definiscono la Società come suddivisa in classi e partono da una rappresentazione della Società come suddivisa in classi.
L’Archelogia, mediando alcuni concetti dalla Semiotica, ritiene che una relazione di Potere sia una connotazione di una unità culturale. Questa concezione tende a generalizzare il concetto di classe. Inoltre il concetto di classe non è un “a priori” che giustifica poi scelte etiche (lotta di classe) ma è fonte ed oggetto di analisi della relazione stessa. Ugualmente è difficile parlare di “Società” come un unicum oggettivizzato.
Se noi prendiamo il marxismo (Uc(“marxismo”)), questo fornisce una teoria della società descritta come capitalista (Uc(“capitalismo”) da questa storicamente si deriva il la teoria politica (e poi di Stato) del comunismo (Uc(“comunismo”)), dove Uc sta per unità culturale. Ed è indubbio che il comunismo debba essere analizzato sotto rapporti di Potere, relazioni, classi, profitti completamente diversi rispetto al capitalismo.
Quindi se analizzato dal punto di vista storico, il marxismo stesso è evidentemente (per parafrasare) antimarxista. Cioè descrive una istanza di relazione di Potere, per portare ad una altra istanza del Potere. E così via… E’ l’oggetto proprio dell’analisi che deve essere cambiato. Da “Società” oggetto a “Società” Unità culturale. Ed in realtà qualsiasi Unità culturale è oggetto di analisi ed intimamente connesso con una relazione di Potere.
In questo senso l’approccio dell’Archelogia è critico verso il marxismo. Cioè non è possibile definire all’interno di una analisi del Potere una suddivisione di classi che sia a priori. L’analisi delle classi è immanente alla relazione del Potere e non ha valenza ontologica. L’unica ontologia è appunto il concetto di classe che si esplica in istanze di classe, a seconda della analisi e dell’oggetto di analisi.
Per dettagliare meglio.
Uc(“marxismo”)
Descrive La relazione di Potere Capitalismo
Classe Dominante Capitalisti Classe Proletariato
L’Uc(“marxismo”) storicamente conduce all’ Uc(“comunismo”) ed in particolare a quella forma di istanza che possiamo definire Uc(“comunismo covietico”). Se vogliamo è molto semplificante, ma è indubbio il contributo del marxismo e della ideologia marxista all’avvento del comunismo ed in particolare alla rivoluzione di Ottobre. In realtà il nesso di causa effetto è poco importante in questo ragionamento. Quello che importa è che se analizziamo le relazioni di classe del comunismo sovietico, molto si può dire ma non che sia rappresentabile con le classi sociali del capitalismo.
Uc(“comunismo sovietico”)
Descrive La relazione di Potere Comunismo Sovietico
Classe Dominante Proletariato (ma si crede che sia proprio così ?)
La relazione di Potere viene descritta dalle classi, ma questo non sono nè un “assunto” nè un “a tendere” etico. Il comunismo sovietico ha una sua connotazione che deriva da una stratificazione a classi tutta nuova ed una generazione e flusso di profitto che è sua specifica. Non è un prima ed un dopo con una connotazione ideologica, ma una nuova forma di relazione di Potere, con caratteristiche sue proprie.
Voglio inoltre mettere l’accento su un concetto. Scimiottando Godel, potremmo spingerci fino a dire che qualsiasi teoria che abbia come obiettivo la descrizione coerente di un sistema non può porsi come obiettivo azioni etiche o considerazioni etiche sullo stesso sistema (e viceversa).
Il marxismo descrive un sistema e si spinge oltre. Ne da una connotazione etica con un fine politico. Ma ogni connotazione etica ha un effetto di Potere e quindi necessariamente è oltre l’analisi stessa e soprattutto porta a risultati che sono lontani dalle condizioni iniziali. Le due cose (etica ed analisi) non possono essere confuse.
Inoltre l’etica di per se non può essere analizzata, ma fa parte di quelle considerazioni a priori che possono essere solo oggette di analisi di Potere, non di considerazioni a riguardo della Verità.
Che l’uomo debba tendere al bene è purtroppo opinione personale più che oggetto di analisi o di costituzione di una teoria. Chi scrive sa benissimo che il concetto di Verità assoluta sfugge ad ogni considerazione determinabile con verità matematiche o scientifiche (scimiottando Wittgenstein questa volta). E’ possibile però cercare di connotare in termini di relazione di Potere queste Verità assolute ed indagare come queste si diffondono, creano gruppi di potere (classi) e come queste classi ricevono o meno profitto dalle loro convinzioni.
Ugualmente il concetto di profitto, deve essere esteso a comprendere sia la natura materiale che quella immateriale. Il profitto deve riuscire a definire una metrica che consideri scelte non strettamente “economiche”. O meglio, l’economia classica mette la teoria del valore centrale per l’analisi di tutto il sistema.
Il profitto però non può che essere riconducibile alla probabilità di accadimento di un certo evento che da il valore alle relazioni nell’ambito di quella relazione di Potere. Questo aspetto deve essere analizzato e purtroppo sarà centrale per una coerenza di tutto l’impianto logico. Si può citare per esempio il valore di un suicidio nel mondo islamico o del suicidio durante la Seconda Guerra Mondiale dei kamikaze giapponesi. Una teoria del valore collegata all’Archelogia, non può non porsi il problema della misurazione di valori immateriali.
A riguardo della classificazione, l’Archelogia pone il problema dell’ornitorinco di “Echiana” memoria. E’ una teoria che eredita alcuni concetti dal marxismo. E questi concetti non sono affatto secondari (stratificazione a classi dell’analisi del Potere, teoria del valore come punto centrale nell’analisi del Potere). Dall’altra parte si può definire una teoria non marxista ed anzi fortemente contraria alla sovrapposizione fra analisi e fine etico dell’analisi stessa. Quindi come l’ornitorinco sfugge al concetto di classificazione “facile”, così l’Archelogia sfugge ad elementi facili di classificazione.
Si può sintetizzare che la generalizzazione dei concetti marxisti è la critica più estesa al marxismo stesso.
L’Archelogia è una teoria anarchica ? Anche in questo caso la classificazione risulta relativamente inutile e fuori luogo. Se vogliamo scimmiottare (quanto ci capita in questo articolo) Peirce, si potrebbe dire che l’anarchia è la semiosi illimitata della teoria Archelogica. Cioè il tendere ad una analisi spinta del Potere, porta ad un approccio NON ideologico al Potere. E quindi concettualmente porterebbe ad una visione più agnostica di ogni ideologia implementata. Ma la strada da fare è molta. Ed inoltre, come detto, ogni considerazione etica è purtroppo nelle cose di cui non bisogna parlare (come diceva il già citato Wittgenstein).
Personalmente sono un democratico (anche se pure questo è un giudizio etico). Mi piace credere che la democrazia dovrebbe puntare alla perfetta conoscenza delle relazioni di Potere. La famosa informazione del cittadino, dovrebbe quindi orientarsi proprio alle relazioni di Potere. Ma attenzione che il Potere è immanente. E quindi questo processo di informazione del cittadino sarebbe a sua volta una relazione di Potere conducendo poi ad una nuova condizione di Potere non necessariamente favorevole.
Siamo forse condannati a misurare, senza conoscere la giusta misura…