Intelligenza artificiale e teoria della comunicazione. AI come una radio al contrario ?
Per me la filosofia e la scienza non sono distinti. Anzi. L’Archelogia nasce dal desiderio di distinguere tutto quello che è di decidibile, computabile, governabile, scientifico, rispetto ai grandi misteri della vita che rimangono una scelta dell’ io rispetto all’universo. Se vogliamo un approccio molto incoerente, visto che ammette che le scelte di fondo sono etiche / soggettive ma si concentra solo su aspetti misurabili / oggettivi.
Recentemente (diciamo da 6 mesi a questa parte) mi hanno colpito due eventi.
Il primo è l’approfondimento sulla teoria dei costruttori. Premetto che è una teoria che NON ho ancora capito. Nonostante gli approfondimenti, la lettura di Paper, ecc. ecc.
Mi ha però colpito molto la descrizione della teoria che parte come generalizzazione (o contestualizzazione) della teoria della informazione di Shannon. Cioè un qualsiasi sistema fisico è visto come una sorgente dati e quindi possiamo trattarlo alla stessa stregua nella descrizione dello stesso.
Ammetto che il paradigma è molto affascinante, dall’altra parte ammetto di non avere capito come questo si traduce. Non mi piace parlare di teorie fisiche a grandi concetti senza avere capito la struttura matematica e simbolica che ci sta dietro (quindi a riguardo mi taccio).
L’altro giorno invece ho partecipato ad una conferenza di Nello Cristianini. E mi sono imbattuto in questa slide.
Ed ho avuto un flash pensando alla scorciatoia nella slide. “Se contano solo le previsioni (e non la comprensione) non abbiamo bisogno di comprendere il fenomeno che stiamo ‘riproducendo’ nella macchina.”
Ma cosa è alla fine l’intelligenza artificiale ? Non è altro che una radio al contrario. Detto naturalmente con sottile ironia semplificando di molto il concetto.
Tutto questo è anche normale, perbacco, visto che Shannon è sia l’inventore della teoria della comunicazione, sia dell’intelligenza artificiale (uno degli).
DI seguito il modello di Shannon (vi tralascio le regole di matematica di definizione dell’entropia, integrali, probabilità, ecc. ecc.).
Il suo approccio prevedeva una fonte che emetteva dei segnali (preso da un set di “caratteri” detti simboli). Un rumore che influenza. Un ricevente.
Definiva quindi la quantità di informazione come il logaritmo della probabilità di ogni singolo Simbolo.
E tutto questo fu studiato per capire l’influenza del rumore e per definire la ridondanza della comunicazione affinchè il segnale digitale sia certo a destinazione, eccetera eccetera. Fra le altre cose si arriva al teorema di campionamento (tanto caro agli ingegneri) che fissa il rate di campionamento digitale di un segnale analogico per non avere perdita significativa del segnale stesso.
Ora. L’intelligenza artificiale è l’esatto opposto. E mi viene da dire lo stesso campo di applicazione (inversa ???).
Ho un oggetto (che è il segnale ricevuto). Devo decidere (classificare) da quale simbolo (set di carattere) proviene. Il rumore è la distorsione dello stesso rispetto alla classe di partenza.
La radio al contrario (l’AI) prende l’immagine distorta e dice a quale simbolo appartiene.
Le conseguenze, se i due problemi sono isomorfi è la possibilità di applicare i vari teoremi di Shannon e derivati al set di dati (come il minimo set di dati necessario alla classificazione, e sarebbe affascinante capire il duale del teorema di campionamento di Shannon del digitale).
In realtà il punto è il fatto che nel sistema (duale delle teoria di comunicazione), io cerco una regola. Cioè. Se io do un set di dati, questi set di dati nascondono dietro una regola. Sono la regola. Quindi sto dando un set di dati a bassa entropia, che rappresentano una regola di ragionamento e classificazione (una informazione). Tolgo il rumore (che è la variazione rispetto alla classe) e trovo il set di simboli più vicino alla classe.
Cioè quello che intendo è che il sistema funziona (la radio inversa o intelligenza artificiale) perchè il set di dati contiene al suo interno la regola già codificata.
Non sono quindi così sicuro che licenziare il linguista (per dare seguito alla slide) sia così un grande affare. Perchè l’unico in grado di scegliere il set di dati giusti è proprio il linguista.
Conseguenze filosofiche
Le conseguenze filosofiche di vedere l’intelligenza artificiale come un sistema di comunicazione al contrario (la radio capovolta), sono diverse.
La prima è che si formano due livelli di verità. Una verità ontologica ed una verità semiologica. La verità semiologica diventa una probabilità di accadimento e la probabilità di classificazione dell’oggetto ad un segno. Ci sono molti casi nei quali la classificazione non è possibile con precisione e quindi anche la verità diventa sfumata.
Quindi se cerchiamo la verità di un segno e le sue connessioni come relazione di Potere, non possiamo che arrivare ad una verità probabilistica.
Altra conseguenza è la semiosi come processo probabilistico (fatto culturale o regola di sistema ?). Cioè per intendersi. Dopo quante volte un albero fisico 1, 2, 3, n diventa |albero| cioè segno ? Che poi vuol dire che noi o la radio al contrario la riconosciamo. Il processo di significazione è intrinseco ai dati (come per esempio l’entropia della informazione) o è caratteristica culturale e come questa è collegata agli algoritmi ?
Conseguenze per Archelogia
Conseguenza per l’Archelogia è che se esiste un ponte fra Semiosi, Intelligenza Artificiale e Teoria delle Comunicazioni e questi ponti sono molto stretti (fino a isomorfismi matematici) allora il processo che porta ad una analisi sociologica spinta tramite metriche derivate da Intelligenza Artificiale e Teoria delle Comunicazioni è più vicina.
Continuo però a non capire la teoria dei costruttori, che all’apparenza sarebbe costituita su concetti molto simili o equivalenti e dai quali ho tratto queste considerazioni.
PS: Purtroppo l’articolo è solo un gioco. Infatti si muove troppo liberamente fra segni e simboli che poi è molti sintomatico di quello che succede quando parliamo ed argomentiamo le nostre idee. Poniamo che questa radio al contrario fosse un riconoscimento facciale. Siamo portati a pensare al viso e quindi al rumore come variazione del viso. Andando a ritroso, troveremmo i simboli che sono i visi. Ma secondo Shannon se questo fosse l’alfabeto, il rumore potrebbe applicarsi solo come funzione dell’alfabeto e non dare come risultato un viso qualsiasi (che è una immagine) e non un set di volti limitati, e quindi solo i simboli rappresentati dall’alfabeto di origine.
Comunque a prescindere l’esempio è degno di approfondimento. Uno perchè è sintomatico degli errori che commettiamo quando parliamo di verità, segni, opinioni. E credo che potrei ingannare anche i più esperti a riguardo.
Due perchè in realtà, a prescindere da tutto, il passaggio logico fra segno e simbolo è un punto centrale anche per l’Archelogia.
Alcune delle conseguenze filosofiche, poi, rimangono intatte anche nell’errore di fondo.