Sul concetto di verità
L’approccio allo studio del Potere porta inevitabilmente al concetto di verità. Propongo un approccio alla verità relativamente nuovo. In realtà non è possibile pensare al concetto di verità senza parlare del concetto di Potere e viceversa.
La verità ritengo che sia strutturata in tre universi.
- La verità ontologica. Rappresenta la verità ultima delle cose in se.
- La verità dell’io. Rappresenta l’universo del dubbio.
- La verità semiotica. Rappresenta la verità delle cose che appaiono.
In un precedente articolo ho parlato del concetto di libertà e di come questo sia un concetto equivoco. Anche il concetto di verità è alquanto ambiguo e dipende su cosa e come stiamo parlando.
E’ come se io avessi a che fare con tre universi paralleli.
Lo spazio delle verità ontologiche
Lo Spazio delle verità dell’io
Lo Spazio delle verità che appaiono
Questi concetti non sono naturalmente nuovi nella storia della filosofia, anche se lo spazio delle verità che appaiono (verità semiotica) è un concetto relativamente diverso rispetto all’approccio fin qui seguito. Ugualmente è abbastanza nuovo il rapporto fra lo spazio della verità dell’io e lo spazio della verità che appare.
La verità ontologica
La verità ontologica è la verità del vero in se. Francamente non voglio dilungarmi su concetti trattati ampiamente nella storia della filosofia da tutti gli autori. Potrei richiamare Wittgenstein a riguardo. Come pure scrivere interi trattati che richiamano altri autori.
La frase “Dio Esiste” è attinente alla verità in se. Ritengo che sia un universo (uno spazio) inaccessibile all’uomo. Cioè non decidibile dall’intelletto umano. Non è il posto della logica. Nè quello delle scelte.
La verità dell’io
Questo è lo spazio del dubbio. Lo spazio dell’io che interroga se stesso. Lo spazio del se. Lo spazio dell’autocoscienza. Della solitudine.
In realtà, a dire il vero, questo è lo spazio delle verità necessarie. Il dubbio è presente solo attraverso un percorso critico di approccio alle verità profonde. Usualmente qui risiedono le verità (dubbie) più certe. E’ lo spazio dell’ideologia. Delle scelte profonde dell’animo. La religione. La convinzione. E molto spesso del pregiudizio.
Le verità di traducono in un sistema di valori (più o meno coscientemente accettato) che ha una influenza profonda sull’agire. Quindi il dubbio sarebbe un tendere “etico” all’approccio a queste idee. Ma appena detto questo concetto, siamo già nello spazio delle stesse verità applicando il dubbio al dubbio e quindi imponendo una verità. Il significato ultimo ? L’agire umano si appoggia su un sistema di valori che potremmo indicare come assiomi. E che vengono determinati come assiomi. Verità o verità rivelate che si tramutano (e si debbono tramutare perchè non ci sono alternative) in scelte a priori.
Se agire nel bene o nel male, nel bello o nel brutto non sono pure considerazioni filosofiche. Ogni nostra azione si traduce nel dare valori a queste verità.
La formazione del sistema dei valori può essere costituito in vari modi e non mi interessa qua definire il processo di costituzione degli stessi. La verità dell’io ha attinenza con il quadro etico e con tutte quelle verità che traducono il nostro agire da agire puro (libero arbitrio) all’agire della manipolazione.
Si potrebbe parlare di Potere del se e quindi come il se condiziona se stesso. Il tutto ci porterebbe lontano e forse non è strettamente il campo dell’Archelogia.
Io credo che l’uomo debba tendere al bello ed al giusto. Ma quello che è bello e giusto è comunque un arbitrio. Forse, in una logica meccanicistica, la nostra mente viene condizionata dal mondo esterno con una finalità (vivere) e di relazione (sopravvivere con gli altri e proseguire la specie). Questo potrebbe giustificare fisicamente il bene, la solidarietà. Il rispetto per gli altri.
Quale sia la causa della formazione del quadro etico (religioso, sociale, chimico, ecc. ecc.) la verità dell’io è la verità dell’azione basata su principi non oggettivi che però costituiscono il sistema oggettivo di riferimento del nostro agire. Si uccide per le verità dell’io. Si fanno le guerre di religione. Ma si ama, si dona all’altro.
E’ uno spazio molto importante che l’archelogia non trascura affatto. Anzi. La fonte dell’agire parte non da un approccio scientifico alla realtà ma dalla costituzione di un quadro di riferimenti etico che credo possano essere analizzati anche nello spazio delle verità che appaiono.
Il ponte fra verità del se e verità semiotica è indissolubile e la verità semiotica deve essere analizzata in rapporto alle verità del se.
La verità semiotica
Perchè uso questo termine ? Esiste uno spazio che è quello dei segni. Delle apparenze. Di quello che chiamiamo realtà. Intreccio di segni, relazioni fra segno e segno. Lo spazio della scienza, delle apparenze, dell’agire effettivo.
Se io dico “Dio Esiste” non siamo più nello spazio del dubbio. Ma nello spazio dell’agire. E dell’analisi delle conseguenze. Le verità oggettive, quelle del se, si traducono nelle verità dei segni. Sostengo che questo processo è un processo di Potere, struttura relazioni di Potere e va analizzato secondo analisi di Potere (relazione, classe, profitto).
Esistono verità discutibili (di cui si può discutere) che hanno a che fare con la scienza. Non voglio ridurre semplificando i vari concetti di verità scientifica (Popper, falsificabilità, le critiche sulla falsificabilità, e così via), ma ci sono affermazioni che possono essere valutate per il loro “retrogusto” di esperienza. “Il cielo è blu”, “le persone entrate oggi in terapia intensiva per Covid”. Oggettivamente (ma non semplicemente) possono essere contestate, su basi oggettive. Queste verità hanno attinenza a come i segni ci appaiono, si relazionano. Con la logica. Con la scienza.
Ci sono altre verità che sono la trasposizione di verità ontologiche, trasposte nello spazio dei segni. Queste verità sono le verità oggetto dello studio dell’Archelogia. “Dio Esiste”. Nell’universo dei segni diventa trascurabile parlare della verità in se (attinente all’universo del se e del dubbio) ma diventa importante parlare di come questa verità si diffonde, viene usata ed il rapporto con l’uso di Potere che ne viene fatto (come detto relazione, classe, profitto).
Ci sono poi le verità etiche. Cioè quelle che da verità ontologiche vengono declinate in verità etica. Come per esempio “E’ giusto amare il fratello”. Queste verità analizzate nel mondo dei segni sono verità che vanno analizzate in rapporto al sistema etico determinato. E’ come se il sistema dei valori etici fosse una sorta di sistema di riferimento cartesiano che varia la verità stessa ruotando il sistema di riferimento. O (se si preferisce) la verità assume volti diversi a seconda del sistema di riferimento di valori che si usa per giudicarlo.
Il fissare il sistema di riferimento, se è una scelta non individuale, è un atto di Potere. Parlare di verità ontologiche è un atto di Potere. E come tale va analizzato (si rimanda a riguardo al tentativo di sistematicizzazione dell’archelogia nell’analisi del Potere).
Molto interessante una analisi del linguaggio orientato a definire i contesti di ogni singola frase. Frasi di tipo scientifico, frasi di tipo esperienziale, di tipo ontologico (traslate nel mondo dei segni) e di tipo etico. E’ possibile quindi analizzare una verità declinando il contenuto proprio empirico e proprio ontologico, valutandola rispetto ad una data ideologia.
L’approccio, ben inteso, non vuole essere un approccio nichilista e neppure pragmatista. Tutto questo sarebbe una convinzione sbagliata. Io credo (valore etico) alla prevalenza della verità del dubbio rispetto alla verità semiotica. Ma l’approccio alla verità semiotica (il mondo del Potere) dovrebbe mettere il se di fronte alla verità più profonda delle cose.
Ogni frase, discorso, storia ha un contenuto di cui “non si dovrebbe parlare”. Visto che queste sono le verità di cui invece maggiormente si parla (non ho visto tutti questi dibattiti sulla teoria della relatività ristretta) l’analisi delle stesse come atto di Potere, credo che sia un contributo interessante ad una descrizione della realtà meno settaria.
Tutto questo, come più volte ribadito, non sminuisce la spiritualità come atto del se, ma evidenzia che ogni altro uso è un atto di Potere e quindi da assoggettare ad una analisi critica.
E’ quindi impossibile parlare di verità senza parlare contemporaneamente di Potere. E se ho parlato di fake news è solo una interpretazione arbitraria del lettore…