Settembre 25, 2022

Essere e tempo

By Andrea Padovano

Le riflessioni sul tempo hanno sempre caratterizzato il pensiero.

Il filosofo Garimberti sostiene che il marxismo, come pure il tecnicismo, è una filosofia ad impronta cristiana. La tesi è che anche il marxismo abbia una visione salvifica del mondo e quindi tragga dal cristianesimo concetti fondanti per la propria visione del mondo.

Si potrebbe discutere molto a riguardo. Discutere sul concetto di correlazione, causalità, intenzionalità. Lo spunto è però molto sofisticato e molto coinvolgente.

Il tempo esiste in quanto percepito da una coscienza. In questo senso l’Archeologia è assente da ogni approccio trascendente alla descrizione del tempo. Dovrà essere come sarà. Il tempo è immanente ed è il risultato del Potere. Non è predeterminata evoluzione, nè trascendente (anche se non è il campo dell’Archeologia), nè immanente.

Il tempo è una delle variabili di analisi della evoluzione del Potere.

Queste riflessioni inducono a pensare quanto il tempo, tutto sommato, sia trascurato dalla filosofia. Tempo e Potere alle basi dell’essere, non sempre sono colti nella loro dimensione. Cioè non sono al centro, ma relativamente in disparte nelle analisi.

L’Archelogia ha quindi un approccio laico al tempo. Non ne deriva (nè nega) considerazioni trascendenti su cosa è il tempo (ontologia) nè cosa sarà (evoluzione dello stesso).

L’analisi del tempo è fatta in termini semiotici, come evoluzione nel rapporto di segni. Il Potere influenza i segni nel tempo e durante il tempo.

Si può dire che l’approccio al tempo è però a-logico (in senso classico). I segni non sono una strutturazione logica della realtà. Ma una evoluzione della stessa a-logica in uno scorrere del tempo.

Interessante sono le ricerche che si collocano fra logica temporale e logica modale. Se vogliamo un tecnicismo descrittivo delle osservazioni. Ma non assente di sviluppi per le nostre ricerche.

Un discorso a parte va fatto per il tempo come morte. La morte è presente sia nell’approccio semiotico immanente (è una esperienza con la quale ognuno di noi deve confrontarsi). La morte è anche un pre-giudizio, fra i tanti. Come tale ha risvolti trascendenti con i quali la coscienza deve confrontarsi.

Il tempo è quindi una esperienza essa stessa simbolica. E’ dato in quanto simbolo concettuale e percepito in maniera non secondaria. E’ un pre-giudizio fra i più avvertiti nel nostro esserci. E quindi, naturalmente, è centrale per l’Archeologia.

Il tempo e l’utopia per Umberto Garimberti