Settembre 11, 2022

E’ morta oggi una anziana signora

By Andrea Padovano

Recentemente Alessandro Gassmann, noto attore, ha fatto una dichiarazione che ha portato alcune polemiche. Tralascio considerazioni filosofiche tipo se Alessandro Gassmann esiste, il tipo di significato oggettivo, soggettivo e tutto il resto, se sto scrivendo per qualcuno se la mia esistenza è di per se un pregiudizio, se gli altri sono un pregiudizio a loro volta (per sintesi così finisco l’articolo).

Alla lettera, Alessandro ha riportato un concetto relativamente scontato. E’ vero che ogni frase si da in un contesto. E la frase potrebbe essere interpretata con mille sfaccettature. Quindi non commento questa frase, ma parto da questa frase per alcune considerazioni che hanno a che fare con la natura del Potere.

E’ vero che mi dispiace per la sua morte come mi dispiace per la morte di chiunque ?

La risposta è no. Ed a che fare con aspetti che riguardano la natura stessa del Potere.

La vita è strutturata in reticoli simbolici. Come già sostenuto, tutto è simbolo (non è nuova ma viene da Peirce). Questo significa che la mia vita è caratterizzata da un reticoli di simboli che si aggregano, si relazionano. Ma questo reticolo di simboli è relazionato con pesi ed interazioni molti diversi. Il reticolo di per se rappresenta una espressione di una relazione di Potere. Esiste una unità Culturale Elisabetta. Non esiste la stessa unità culturale così evidente per chiunque.

Esistono tanti “pre-giudizi” che ci muovono in questo contesto. Che la morta esista, che sia di per se negativa. Che siamo colpiti da una morte.

Una cosa evidente, che vorrei sottolineare è che “chiunque” non esiste. E’ un simbolo esso stesso che sta per nessuno. Io non conosco “chiunque”, non ho esperienza simbolica di “chiunque”. Quindi non soffro per “chiunque”. Il reticolo formato dalla immagine della Regina è Potente, radicato. Non è sostituibile con simboli che sembrano essere ma in realtà non esistono.

La condivisione del simbolo è esso stesso un atto di Potere e non possiamo pensare che sia neutro anche sulle nostre emozioni. Non lo dico io. Lo dice il fatto della reazione popolare. Potrebbe essere analizzata all’interno della teoria del profitto dell’archeologia. Fatto sta, che una morte provoca il movimento di milioni di persone. Gassmann stesso non farebbe un tweet per “chiunque”. Neanche volendo lo potrebbe fare. Gassmann stesso si è mosso all’interno di una relazione di Potere che lo ha portato (magari inconsciamente) a dovere dare il suo giudizio sull’accadimento. Di per se, smentendo se stesso, nell’atto di scrivere il tweet…

Se si va quindi a scavare dentro la frase, troviamo considerazioni non scontate. Da una parte linguistiche (cosa è chiunque, cosa rappresenta, quali connotazioni voglio rappresentare con quel termine). Dall’altra parte proprio la natura della frase.

Siamo portati a trascurare il substrato simbolico che caratterizza la nostra esistenza. I reticoli che si formano.

La mia esperienza personale riporta centinaia di interazioni con il simbolo di Elisabetta, con il concetto. Con quello che credo (pre-giudizio) la reale Elisabetta, ma alla fine non è che un simbolo nella mia mente. Sono nato ed era presente. Per anni la mia vita ha conosciuto quel simbolo e ne ha ricevuto notizie da quella scatoletta che credo essere il televisore.

La morte (che ripeto è un pre-giudizio della nostra vita) ci priva (o comunque ne cambia la connotazione) di un simbolo molto diverso rispetto ad altre morti che non so neanche esistere. Non do di questa cosa un valore etico (in positivo o in negativo). Ma è un accadimento con il quale confrontarsi e che vale con tutte le esperienze di tipo simbolico. Ne posso scrivere oggettivamente perchè posso riportare percezioni che ritengo essere quello che io chiamo realtà. Articoli su giornali, tweet, commenti televisivi, dirette.

Se estremizziamo la frase di Peirce, si creano forte sovrapposizioni fra quello che percepiamo reale e vicino, e quello che percepiamo come reale ma derivato dai media. Il simbolo ha una attrazione per la nostra mente che è dato anche dalla ripetizione degli eventi. Crea emozioni, crea vicinanza. Ugualmente il fatto che questa cosa sia condivisa con altri (che esistano già questo è IL pregiudizio) crea una esperienza condivisa forte e che è proprio alla base della relazione di Potere.

Trascurare questa cosa è di per se, un errore metodologico.

A Gassmann risponde Sgarbi con ulteriore post su Facebook con foto).

Alessandro Gassmann in un tweet sulla scomparsa della Regina Elisabetta: “È morta un’anziana signora. Mi dispiace”.
Parola di un “giovane” fenomeno, famoso solo per essere il figlio di un uomo che è stato un grande attore oltre che un amabile “anziano signore”.
Per rispettare Elisabetta d’Inghilterra non occorre essere monarchici.
Gasmann ignora che la Corea del Nord, come Cuba, è una Repubblica.
In Inghilterra c’è la democrazia; in Corea e a Cuba la dittatura!

Ed in questo caso, altre riflessioni vengono in mente. Ed anche in questo caso collegate all’Archeologia.

La prima è la connessione con la logica. La realtà (intesa come insieme di simboli) non è un quadro logico che rispecchia il linguaggio. Ma un insieme di simboli a loro volta, che valgono per la loro capacità di influenzare la realtà stessa e di esprimere relazioni di Potere. In questo caso, se analizziamo alla lettera i post, da un post tautologico di Gassmann, Sgarbi estrae considerazioni che a regola d’arte non sarebbero connesse. Tutta la frase, i concetti esposti, diventano essi stessi un simbolo. Ed il rapporto fra i simboli tende a perdere la struttura logica sottostante. La domanda principe dovrebbe essere sempre “di cosa stiamo discutendo ?”.

I post hanno sempre una motivazione, un interesse. Senza entrare nel perchè, che ora non ci interessa, l’azione è frutto di un interesse (si rimanda ad alcuni articoli su questo sito per le implicazioni collegate alla teoria del valore). Dividono in classi l’analisi che ne possiamo fare (usualmente in una polarizzazione binaria fra chi è favore e chi non è a favore di questo o di quello), può essere giudicata per la quantità di interazioni e per il suo impatto. Il vero sfugge alla nostra comprensione in maniera molto più rapida di quello che sembra.

Quando il discorso perde la sua connotazione logica (intendo dal punto di vista scientifico e proprio della materia), tutto perde la sua relazione con l’origine e diventa niente altro che una relazione di Potere.